8 - L'Ave, o Maria
Dopo aver illustrato la preghiera del Padre nostro, meditiamo gli insegnamenti su un'altra preghiera molto comune tra i cristiani: l'Ave, o Maria. Questa preghiera è composta di due parti:
- la prima parte è presa dal Vangelo;
- la seconda parte è stata formulata dalla Chiesa, sempre partendo dal Vangelo.
La prima parte dell'Ave, o Maria è tratta dal Vangelo di Luca (l, 26-29): Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una Città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
La prima considerazione da fare è che le parole dette dall'angelo Gabriele sono, in effetti, le parole di Dio, in quanto è il Padre che lo manda a parlare con Maria (il termine angelo significa infatti messaggero di liete notizie).
La frase più importante di questo brano è certamente l'affermazione che l'angelo Gabriele fa, dicendo pieno di grazia.
Se Maria è piena di Grazia non può avere, in sé, altro se non la Grazia di Dio. Infatti (anche se l'esempio può risultare banale), come in un vaso pieno non ci si può aggiungere nient'altro, così in Maria non può entrare il peccato in quanto è piena di Grazia. Maria è dunque esente dal peccato, è l'unica creatura che non ha in sé il marchio del peccato originale, marchio che ci è stato impresso nel momento in cui Adamo ed Eva hanno deciso di scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato escludendo il giudizio di Dio (il mangiare il frutto proibito ha questo senso: l'uomo disobbedisce a Dio e decide da solo cosa è buono e cosa è cattivo). Maria è quindi Immacolata cioè senza macchia (il termine deriva dal latino sine macula). Essendo senza peccato è dunque degna di venerazione.
La seconda parte dell'Ave, o Maria si trova sempre nel primo capitolo del Vangelo di Luca, ma in un episodio successivo (l, 39-43): In quei giorni Maria si mise in viaggio verso lo montagna e raggiunse in fretta una Città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò o gran voce: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Dopo aver avuto l'annuncio dall'angelo Gabriele, Maria va a trovare la cugina Elisabetta; quest'ultima, piena di Spirito Santo saluta Maria. È lo Spirito Santo che suggerisce ad Elisabetta le parole da dire. Le parole che Elisabetta pronuncia, e' che sono dettate dallo Spirito Santo, sono parole di venerazione. Al v. 42 l'espressione benedetta vuol dire rivestita dalla benevolenza da parte di Dio a causa del frutto del grembo che in quel momento Maria porta in sé, cioè Gesù, Al v. 43 Maria è chiamata Teotokos termine greco che vuoi dire Madre di Dio, Elisabetta è la prima che proclama Maria Madre di Dio. Maria è soggetta di venerazione perché Dio ha fatto grandi cose in lei e tutti i popoli della Terra la chiameranno beata, venerandola (Lc l, 48-49).