15 - I Dieci Comandamenti
Io sono il Signore Dio tuo:
- Non avrai altro Dio fuori di me;
- Non nominare il nome di Dio invano;
- Ricordati di santificare le feste;
- Onora il padre e la madre;
- Non uccidere;
- Non commettere atti impuri;
- Non rubare;
- Non dire falsa testimonianza;
- Non desiderare la donna d'altri;
- Non desiderare la roba d'altri.
Questi comandamenti si trovano in due brani: Dt 5, 6-22 e in Es 20, 1-17.
01 - Io sono il Signore Dio tuo: non avrai altro Dio fuori di me:
Dio proibisce di adorare gli altri idoli (quelli delle popolazioni vicine) affermando che Egli è il Dio del popolo ebraico.
Dt 4, 15-19: Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpito di qualche idolo, lo figura di maschio o femmina, la figura di qualunque animale, lo figura di un uccello che volo nei cieli, la figuro di una bestia che striscio sul suolo, lo figura di un pesce che vive nelle acque sotto la terra perché alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, lo luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose.
In questo brano si proibisce al popolo ebraico di farsi idoli di uomini o donne, animali, sole, luna e di tutto ciò che è stato creato da Dio. Esistevano delle divinità, nel culto dei popoli antichi, che avevano l'aspetto di uomini e donne; queste divinità erano: il dio Baal, un dio guerriero rappresentato con figura di uomo; la dea Astarte simbolo della fecondità, rappresentata come una donna incinta. Queste divinità erano adorate dalle persone che volevano protezione in guerra o durante le gravidanze.
1 Sam 7, 3: Allora Samuele si rivolse a tutta la casa di Israele dicendo: se è proprio di tutto cuore che voi tornate al Signore, eliminate do voi tutti gli dei stranieri e le Astarti.
Samuele si rivolge direttamente al popolo ebraico chiedendo di eliminare le immagini dei Baal e delle Astarti.
1 Sam 12, 9-10: Ma poiché avevano dimenticato il Signore loro Dio, li abbandonò in potere di Sisara, capo dell'esercito di Azor e in potere dei filistei e in potere del re di Moab, che mossero loro guerra, Essi gridarono al Signore: abbiamo peccato perché abbiamo abbandonato il Signore e abbiamo servito i Baal e le Astarti! Ma ora liberaci dalle mani dei nostri nemici e serviremo te.
Il popolo ebraico chiede perdono per aver adorato altre divinità al posto dell'unico Dio.
2 Re 17, 7: Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dei.
Gli Ebrei sono quindi colpevoli di aver temuto altre divinità peccando contro Dio e andando, quindi, contro la sua volontà. Nonostante Dio proibisca le immagini di altre divinità, comunque viene permesso di creare statue e raffigurazioni, non da adorare, ma per decorare o per dare più importanza ad un luogo di culto.
In Es 32 si legge del popolo ebraico che si costruisce un nuovo idolo, un vitello d'oro; la conseguenza sarà che Dio si adira con il suo popolo. Allora sorge la domanda: è lecita l'immagine sacra? Dio non condanna l'immagine sacra (che rimanda sempre ad una realtà superiore), ma l'immagine idolatrica cioè quella che viene fatta per sostituire il vero culto al vero Dio.
Es 25, 18: Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio.
Dio ordina a Mosè di fare le immagini di due cherubini, dandogli anche dei consigli (come si legge nei versetti successivi); i cherubini, cioè gli angeli, sono quelle immagini che noi definiamo sacre e che quindi Dio non ha mai proibito.
Es 36, 8: Tutti gli artisti addetti ai lavori fecero la Dimora. Bezaleel la fece con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. La fece con figure di cherubini artisticamente lavorati.
Bezaleel era un artista che, sotto il comando di Mosé, ebbe cura del santuario che Mosè stava facendo costruire; anche qui notiamo la presenza di figure di cherubini artisticamente lavorati, cioè di immagini sacre.
1 Re 6, 23.35: Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci cubiti; Vi scolpì cherubini, palme e boccioli di fiori, che ricoprì d'oro lungo le linee dell'incisione.
Questa volta è Salomone che, nel Tempio, fa incidere nel muro immagini sacre di cherubini.
Nm 21, 8: Il Signore disse a Mosè: fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita.
Il popolo ebreo, in viaggio nel deserto, non sopporta più la fatica e comincia a lamentarsi con Dio; la conseguenza è che Dio manda dei serpenti velenosi contro il suo popolo. Gli ebrei si pentono di ciò che hanno fatto e chiedono perdono; Dio li ascolta e ordina a Mosè di fare una figura di serpente da mettere su di un'asta in modo che tutti potessero guardarla e, di conseguenza, guarire. La proibizione che fa Dio per le immagini ha significato solo quando quelle stesse immagini vengono adorate. Le immagini sacre che noi abbiamo nelle nostre Chiese non sono state fatte per essere adorate, ma per essere venerate e per fare in modo che guardandole, possiamo ricordare la vita che quelle persone hanno vissuto (l'esempio dei Santi). Noi adoriamo solo la Santissima Trinità e quindi, anche le raffigurazioni della Trinità o di Gesù, sono un mezzo per dare la nostra adorazione alle Tre persone e non, certamente, per dare adorazione alla statua o al quadro.
02 - Non nominare il nome di Dio invano:
Il secondo comandamento proibisce l'uso del nome di Dio, o meglio, ogni uso (o abuso) sconveniente al suo nome.
La bestemmia consiste nel proferire contro Dio (sia interiormente che esteriormente) parole di odio, di rimprovero, di sfida. Logicamente la proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa, alla Madonna, ai Santi e le cose sacre; infine è una bestemmia condannata da Dio anche commettere un crimine giustificandolo usando il nome di Dio.
Questo comandamento proibisce anche il falso giuramento prendendo Dio come testimone e usando, quindi, il suo nome con l'intenzione di mentire.
03 - Ricordati di santificare le feste:
Il terzo comandamento del decalogo ricorda la santità del sabato, il settimo giorno è un rimando alla creazione di Dio. Egli in sei giorni ha creato il mondo, ma nel settimo si riposò. Per gli ebrei il sabato, ultimo giorno della settimana, è il giorno dedicato al Signore, alla sua lode. Con la risurrezione di Gesù, per noi cristiani, le cose cambiano. Il giorno della risurrezione è il primo giorno della settimana, ed è per noi un giorno importante: è il giorno del Signore.
Questo giorno è la domenica, nome che deriva dal latino dies domini appunto giorno del Signore. Il comandamento di santificare le feste si riferisce a questo giorno, nel quale siamo convocati da Dio per celebrare l'Eucaristia nella Messa domenicale, per fare memoria della salvezza che Dio ha operato per noi per mezzo di Gesù. È un giorno in cui l'uomo è chiamato a riposarsi nel Signore. Non si deve lavorare perché all'uomo non si può impedire nessuna altra attività, se non il rendere un atto di culto a Dio.
Questo atto di culto è pubblico ed è espresso nella S. Messa. Sono considerate feste, da santificare, anche altre solennità che possono cadere in giorni infrasettimanali (per esempio la solennità dell'Immacolata, ecc); anche queste feste di precetto, stabilite dalla Chiesa, sono da considerarsi a tutti gli effetti come un giorno da santificare celebrando l'Eucaristica.
04 - Onora il padre e la madre:
Con questo comandamento comincia la seconda parte del decalogo. Se nella prima parte i comandamenti si riferivano al rapporto Dio - uomo, da questo comandamento fino al decimo, ci si riferisce al rapporto uomo - uomo.
Se Dio si deve adorare i genitori si devono onorare. Questo comandamento è espresso in forma positiva, infatti non si nega un'azione ma si impone di farne una: l'onore che si deve ai genitori è un dovere. Il rispetto che si deve portare ai genitori si allarga, poi, nel rispetto nei confronti dei nostri superiori, come nel rispetto del nostro datore di lavoro, dei nostri insegnanti, della nostra patria e di chi ci governa.
05 - Non uccidere:
La vita umana è sacra perché fin dal suo inizio comporta l'azione creatrice di Dio; nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente o colpevole. La vita umana deve essere protetta fin dal momento del concepimento, in cui è già una persona umana che ha il diritto di vivere. L'aborto è quindi un omicidio. Altre violazioni del comandamento le troviamo con il suicidio.
La vita ci è stata donata da Dio e noi non ne possiamo disporre a nostro piacimento. Anche l'eutanasia, cioè provocare la morte di persone malate prossime alla morte (per non farle soffrire, infatti eutanasia deriva dal greco e significa dolce morte) è moralmente inaccettabile per gli stessi motivi del suicidio. Un appunto va fatto nei confronti dei Testimoni di Geova: essi non permettono ai loro adepti le trasfusioni di sangue, affermando che queste sono proibite dalla Bibbia. Si rifanno al testo del Dt 12, 23: Tuttavia astieniti dal mangiare il sangue, perché il sangue è la vita; tu non devi mangiare la vita insieme con la carne. Il passo si riferisce ai sacrifici che i popoli pagani facevano, ai loro dei, offrendo sangue non solo di animali ma anche umano.
Il popolo ebreo aveva spesso seguito, negli errori dell'idolatria, i popoli pagani. Nella Bibbia si indicava la vita con il sangue perché, secondo logica, se il sangue non c'è, non ci può essere vita. Dio quindi proibisce i riti pagani e non le trasfusioni di sangue, che a quel tempo oltretutto non erano ancora in uso!
06 - Non commettere atti impuri:
Ognuno di noi deve rispettare il proprio corpo che è tempio dello Spirito Santo (cf. 1 Cor 3, 16- 17). Gli atti impuri sono i desideri che portano disordine nella nostra vita, e sono diversi: la lussuria, cioè la ricerca del piacere solo per se stessi; la masturbazione, cioè la ricerca del piacere in solitudine; la fornicazione, cioè l'unione sessuale tra uomo e donna prima del matrimonio; la pornografia, cioè il sottrarre all'intimità dei partner gli atti sessuali per esibirli a terze persone; la prostituzione, cioè la vendita del proprio corpo (il peccato è commesso anche da coloro che inducono alla prostituzione e a coloro che pagano la prostituzione per ottenerne il piacere); lo stupro, cioè la violenza sessuale; la pedofilia, cioè l'abuso sessuale su minorenni (anche procurarla è peccato). Altri atti impuri li troviamo sotto forma di adulterio, cioè il tradire il proprio partner.
07 - Non rubare:
Il settimo comandamento proibisce di prendere e di trattenere, ingiustamente, i beni del prossimo arrecandogli danno in qualsiasi modo. Sono proibiti il furto, le promesse o i contratti non mantenuti.
08 - Non dire falsa testimonianza:
Si proibisce di falsificare una verità dovuta. Viene condannata la menzogna, il falso giuramento e il non rispetto della reputazione altrui.
09 - Non desiderare la donna d'altri:
È proibito il desiderio smodato della donna o dell'uomo che sono già impegnati con altri.
10 - Non desiderare la roba d'altri:
Questo comandamento proibisce la cupidigia dei beni altrui, che è la base del furto, della rapina e della frode.