20 - L'Eucaristia
Mt 26, 26-29: Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel Regno del Padre mio.
Durante l'ultima cena Gesù istituisce il sacramento dell'Eucaristia. Gesù afferma che quel pane che Egli spezza è il suo corpo. I Testimoni di Geova affermano che la traduzione esatta del versetto è questo significa il mio corpo ignorando, però, che il verbo greco usato da Matteo è estin, ovvero il verbo essere. Oggi, durante la S. Messa, si rinnova il mistero dell'Eucaristia; i sacerdoti, tramite le parole onnipotenti di Gesù fanno sì che la potenza di Dio operi sotto i nostri occhi facendo diventare corpo di Cristo un po' di pane non lievitato (questo momento è quello della transustanziazione, termine latino derivante da trans + substantia).
Durante la consacrazione i fedeli si inginocchiano perché davanti a loro si fa presente Gesù vivo e vero nell'Eucaristia; ognuno di noi ha la gioia di incontrare Dio.
Analizziamo l'ultima cena in Lc 22, 19: Poi preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per VOI; fate questo in memoria di me.
Quest'ultima frase pronunciata da Gesù all'imperativo è un vero e proprio comando; Gesù vuole che i suoi discepoli rivivano quel momento non come ricordo, ma come realtà che si rinnova ogni volta che viene operata; Gesù dà un ordine sacro che viene attualizzato dai discepoli tramite l'imposizione delle mani.
Comunione è l'altra parola con la quale si designa l'Eucaristia; è una parola composta che significa unione con. È un'unione, quindi, fra due persone: Gesù e la mia persona, unione con i defunti, con gli ammalati, …
7 Cor 11, 26-29: Ogni volta, infatti, che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché Egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
San Paolo fa un'affermazione molto forte: il corpo e il sangue di Gesù sono la salvezza, ma per alcuni possono essere anche la condanna; ma per chi sono condanna? Chiunque mangia e beve in modo indegno, cioè colui che è nel peccato mortale ed ha bisogno di esaminare se stesso (v. 28) e quindi confessarsi. Principalmente il corpo di Gesù è, però, salvezza per il mondo intero: Gv 6, 48-58: Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna del deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: Come può costui darci la sua carne da mangiare? Gesù disse: In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ho la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.
Il brano appena riportato si commenta da solo per la sua bellezza e per i suoi contenuti. Analizziamo qualche punto: Gesù stesso dice che chi mangia la sua carne non morirà, intendendo non una vita eterna, sulla terra, ma una vita eterna nel suo Regno. Ancora una volta Gesù afferma che il pane è la sua carne, il significato non è simbolico; in maniera chiara Gesù afferma (più di una volta) che il pane è il suo corpo e che questo è l'unico mezzo per non morire.